I primi quattro mesi sono stati continue prove di autocontrollo. Passavo da momenti di euforia in cui volevo comperare subito tutto il corredo neonato a momenti di lucidità in cui ammettevo che avrebbe potuto succedere di tutto e non dovevo farmi prendere dall’entusiasmo. Massimo è stato decisivo. Mi ha tenuta coi piedi per terra pur essendo come me alle prime armi e, cosa più importante, non si è mai proiettato verso i possibili futuri sintomi del parkinson ma ha sempre affrontato tutto insieme a me man mano che si presentava.
Direi che lui ha una propensione innata a contenere tutta questa vicenda: mi dà sempre l’idea rassicurante di abbracciare me, la mia pancia che cresce, il Parkinson, tutte le incognite che fanno parte di questo viaggio, proteggendoci. Affrontiamo tutto insieme, sia la gravidanza che la malattia e questo gioco di squadra secondo me è la nostra forza. C’è una complicità tra di noi che funziona come un fulcro attorno a cui tutto gira nella maniera più serena e possiamo così godere delle gioie della gravidanza. E’ molto più appagante pensare a come sarà nostro figlio o figlia piuttosto che concentrarsi su quanto sia difficile per me la vita quotidiana!
Per quanto riguarda i sintomi, io sono fortunatamente agli esordi della malattia e non ho grossi problemi di deambulazione, solo delle difficoltà gestibili.Mi ha sorpreso constatare come il mio corpo si sia velocemente adeguato a compensare la mia difficoltà e nel contempo come stia cambiando di giorno in giorno per la gravidanza: questo mi ha dato tanta forza e consapevolezza che posso farcela, soprattutto i primi mesi quando ero vittima di una tempesta ormonale che spesso mi faceva vedere tutto grigio.
Un altro sintomo del primo trimestre è la stanchezza cronica. Anche ora sono debole rispetto a quando seguivo la terapia ma all’inizio si aggiungeva la stanchezza della gravidanza e questo connubio era micidiale. Io sono in disoccupazione proprio a causa della maternità ma se avessi dovuto lavorare non ne sarei stata in grado; alcuni giorni non riuscivo ad avere una conversazione decente a causa della stanchezza e passavo giornate sul divano perchè non riuscivo neanche a stare in piedi. È molto importante riposarsi: le energie che avrei speso per contrastare il Parkinson le avrei tolte alla mia creatura e questo non era ammissibile. Quell’esserino allora grande come un fagiolo, mi ha dato una determinazione incredibile. Ho tenuto duro per lui, ho cercato solo pensieri positivi per tenerlo con me anche quando ho rischiato di perderlo: sembra una sciocchezza ma nello yoga la mente, il pensiero e le visualizzazioni positive sono importantissimi e con me hanno sempre funzionato. Inoltre, se nel Parkinson è importante porsi degli obiettivi da raggiungere, la gravidanza serena è un obiettivo molto dopaminico e decisamente motivante
Tranne le nausee ho avuto tutti i sintomi tipici della gravidanza. Ho avuto anch’io le mie emorragie i miei dolori lancinanti, tutti seguiti da una corsa in pronto soccorso e ricovero e sempre con il mio compagno al mio fianco che si è occupato di noi e non ci ha mai mollati...insomma, le stesse esperienze di tante donne che erano in ospedale come me e, di sicuro, non avevano il Parkinson.
In conclusione, i primi quattro mesi sono stati i più difficili, sia perchè ho iniziato ad affrontare la malattia dura e pura, sia perchè ho dovuto imparare a decifrare i segnali della gravidanza e a comunicare con il mio nuovo corpo, oltre che ad accettarlo.
Ogni tanto mi chiedevo se ero Valentina, Valentina con il Parkinson o Valentina futura mamma. Ho avuto quasi una crisi di identità ma poi ho preso consapevolezza del fatto che sono tutte queste cose insieme ed è giusto trovare a tutte e tre le sfaccettature il giusto spazio. Così mi sono ritrovata capace di andare avanti, come un treno, più forte di chiunque altro.