VALENTINA E VALƎNTINA = modificarsi e accettare.
Questo modo di scrivere il mio nome rappresenta graficamente il percorso che ho fatto fino a qui. Ho dovuto rivedere tutto, partendo dall’inizio.
Mi sono resa conto che per raccontare la mia esperienza iniziavo sempre dal giorno della diagnosi. E prima? Non c’era niente, prima? Pensavo spesso al ricovero in ospedale come se fosse diventato il fulcro della mia vita. Non ero presente davvero ai miei momenti felici.
In realtà, poco prima della diagnosi, era accaduto qualcosa di essenziale, che stava ancora accadendo, che era sotto i miei occhi: la mia storia con Massimo, un Uomo che ha deciso di affrontare i problemi mano a mano che si fossero presentati, vivendo pienamente la nostra relazione e concentrandosi su di noi, non su quello che ci aspetterà. Tornare al “qui ed ora” è essenziale per ritrovare il proprio potenziale. Nei mesi successivi alla diagnosi ho dovuto fare delle scelte contrarie a tutto ciò che ero sempre stata. Non ce la facevo a condurre le mie attività come prima, e chi era accanto a me ne veniva danneggiato. La mia splendida cagnolina Costa, ad esempio, che ho dovuto affidare ad altri perché non ero in grado di gestire i suoi tiri da matta: ma nel percorso che mi ha condotta a modificarmi ed accettarmi, ho capito che non era lei ad essere impazzita bensì io. Non avevo controllo né consapevolezza delle mie emozioni, e lei lo sentiva. La mia testa era impegnata a rivivere il trauma e a decidere che da quel momento ero diventata inadeguata a qualsiasi cosa, soffrivo di attacchi di ansia e avevo la sensazione che tutto mi sfuggisse di mano. Costa è stata lo specchio del mio disagio e mi ha mostrato la deriva che stavo rischiando. Dopo mesi di terapia ho capito che non sono un errore della Natura, che non sono inferiore alle altre persone, che posso essere felice e dare felicità. Dopo mesi di terapia mi è apparso chiaro che la Valentina di un tempo non c’era più e che avrei dovuto accettare tutti i cambiamenti e affrontare scelte difficili come affidare Costa a qualcuno: soffro ancora molto per averla ceduta, ma so che sta benissimo ora e che ho fatto la scelta giusta.
Questo tipo di consapevolezza è stata fondamentale anche nella mia relazione con Massimo: l’insicurezza che assale una persona cui viene diagnosticata una malattia cronica, può essere devastante. Io non mi riconoscevo in quella ragazza insicura, mi vedevo vulnerabile e inadatta. Grazie al (faticoso) percorso di accettazione e modifica, sono tornata a sentirmi capace di scegliere, sono tornata ad essere qui ed ora. E nel qui e ora… ero incinta!