LA BELLEZZA NELLE PICCOLE COSE. MI CHIAMO FRANCESCA E QUESTA E' LA MIA STORIA

 

Mi chiamo Francesca,

e questa è la mia storia, che il gruppo mi ha ispirato con le loro testimonianze.

 

 

 
LA BELLEZZA NELLE PICCOLE COSE 
  
  
Avevo 45 anni e non credevo che stesse accadendo a me. Per essere più chiara devo fare un salto indietro di qualche anno. 
  
In seguito all'oscuro periodo del lock down, ho cominciato ad avvertire un lieve dolore alle braccia e ai gomiti.
Nulla di grave, anzi un fastidio decisamente sopportabile, ma non capivo come mai non fosse scomparso dopo il lungo riposo dal pc, a cui davo la colpa di tale sintomo per l'uso eccessivo che ne avevo fatto durante lo smart working.
Entro i successivi sei mesi (non riesco a ricordare con esattezza il momento iniziale) la mano destra tremava visibilmente. 
 
Ad un anno di distanza dalla segnalazione del dolore, che ora non avvertivo più, il medico ipotizzò che si trattasse di ansia ed io mi accontentai, perché sembrava una motivazione adeguata e non troppo preoccupante.
Così trascorse un altro anno. 
 
A quel punto, visto che il blando ansiolitico che mi era stato indicato di prendere al bisogno non mi sortiva alcun effetto, il dottore mi prescrisse una risonanza magnetica cerebrale, dalla quale non emerse nulla, e una visita neurologica.
In attesa dell'appuntamento, navigando sul web mi venne il dubbio che potesse essere Parkinson, ma il medico non fu del mio stesso parere, oppure ritenne più opportuno che spettasse allo specialista darmi la "lieta notizia".
 
Un mese e mezzo più tardi, dopo approfondita osservazione, il neurologo mi programmò un esame, la Spect con Datscan, per confermare o meno il sospetto emiparkinson tremorigeno che aveva rilevato. Inoltre, stilò subito il piano terapeutico, che prevedeva già l’assunzione di due diversi medicinali. 
Quattro mesi più tardi: appena terminato l'esame, non mi anticiparono nulla, ma il giorno successivo lessi l'esito del referto "deficit di captazione dopaminergico..." e mi misi a piangere, come avevo fatto in seguito alla comunicazione del neurologo.
Non potendo aspettare altri quattro mesi fino alla visita di controllo programmata, ne prenotai una privatamente presso un parkinsonologo, il quale confermò la diagnosi. Quando dieci giorni dopo ebbi tra le mani la certificazione di malattia cronica, gli occhi mi si riempiono nuovamente di lacrime. 
Trascorsero poi alcuni mesi di pianto in solitudine, durante i quali feci dei colloqui con uno psicologo che non mi diedero particolare giovamento.
Il migliore supporto l'ho avuto poi dalla frequentazione di altre persone nella mia stesssa situazione, dalla condivisione delle loro difficoltà e dalla grande sensibilità che mi hanno dimostrato.
 
Ricostruendo il mio percorso, penso che probabilmente avrei dovuto riferire fin da subito la mia resistenza ad uscire di casa e a stare in mezzo alla gente, comparsa appena terminato il periodo di lock down, un fatto a cui però non diedi particolare rilievo, in quanto legato alla paura di contrarre il covid. Forse avrei aspettato meno tempo prima di conoscere la causa del tremore.
  
Vorrei concludere la mia storia con queste righe, sottolineando che la cura per superare il periodo successivo alla diagnosi non l'ho trovata nei medicinali (quelli che vengono affiancati alla terapia e che ho inutilmente assunto nei primi tempi), neppure negli incontri con lo psicologo, bensì nella forza proveniente dal gruppo, nel toccare con mano le loro testimonianze.
 
Quindi, mi rivolgo a quanti dovessero trovarsi faccia a faccia con una diagnosi di Parkinson, raccomandando loro di non rinchiudersi, né in senso letterale né figurato, contrariamente a quanto porterebbe a fare questa malattia, ma di stare in mezzo agli altri, di creare e coltivare relazioni. 
Infine, una "ricetta" che ho appreso da un'altra persona con Parkinson giovanile: godere pienamente di ogni attimo presente, non vivere solo in attesa del futuro, ma nemmeno rimpiangere costantemente il passato.
Il nostro tempo delle emozioni è ora: apprezziamo ciò che abbiamo, così scopriremo di avere molto più di quello che vorremmo ottenere. Non è necessario cercare nuove cose, basta scoprire la bellezza che si cela in quelle piccole che sono intorno a noi.
Da quando ho iniziato a farlo, la mia mente ha cominciato a stare meglio. 
 

 

 

francesca

 

 

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