Mi chiamo Danila Piovano avrò 58 anni a gennaio e 26 trascorsi col parkinson. Nel diario di oggi vi raccoterò la nascita di Ely.
.....Tentavo di lasciare loro un bel ricordo di una mamma affettuosa e solare , loro che colpa avevano, non potevo scaricare loro addosso tutto il mio dramma, anche se talvolta qualcosa trapelava. Il più possibile davanti a loro fingevo in modo benevolo.
LA NASCITA DI ELY
I tre mesi che mi separavano dal parto trascorsero molto ansiosi e pieni di preoccupazioni, i miei pensieri vacillavano e per me persona decisa e molto autonoma era una cosa insostenibile.
Avevo in cuor mio una lieve speranza che tutto sarebbe passato con la nascita della mia secondogenita, anche se la mia parte più razionale aveva già visto e capito una situazione allarmante.
Arriva in qualche modo il giorno del parto, avevo ormai una stanchezza cronica che mi devastava, dolori a tutte le ossa. Scopri in queste occasioni , quante ossa ed ossicini compongono il nostro corpo, ogni tanto mi trovavo a pensare, toh quest’osso non sapevo proprio di averlo, ma ora che fa male lo riconosco.
Incominciavo a buttare male il piede destro.
Ely è venuta al mondo velocemente e con irruenza, in modo determinato proprio come è lei.
Devo spiegarvi una cosa del parto per poter completare poi il discorso.
L’ho partorita accucciata per terra con mio marito che mi teneva sotto le ascelle. Ho dovuto spiegare questo particolare perché per svariato tempo ha depistato le indagini.
Infatti una volta tornata nel letto e per cinque sei mesi ho sofferto di parestesie agli atri superiori. Ma, eccoci che mi ricollego al discorso di prima, avendo partorito all’indiana mi fu detto che erano stati pizzicati dei nervi sotto le ascelle, durante la fase del parto, per questo, secondo i dottori avevo perso la sensibilità delle braccia.
Solo dopo si capì che era la malattia che si espandeva, in tutta la sua criticità.
Le mie giornate trascorrevano nell’angoscia, nella disperazione , nel dolore e nella solitudine.
Questo tipo di problema faceva si che io avessi molta difficoltà nel cambiare un pannolino alla mia piccola, non avendo sensibilità nelle braccia e nelle mani, dovevo essere attentissima a non toglierle mai gli occhi di dosso in questo frangente, perché con le mani non sentivo niente, quindi il mio terrore era, mi cadesse dal fasciatoio mentre la spostavo o mentre la cambiavo.
Oltretutto cominciavo a faticare a camminare e a stare in piedi in forma eretta.
Per cui prendevo la bambina facendo attenzione poi la poggiavo sul fasciatoio, mi appoggiavo col bacino al fasciatoio, questo per non perdere l’equilibrio e poi in quella stramba posizione, armeggiavo finché riuscivo nell’intento.
Sta di fatto che dopo questa operazione titanica, mi sarei coricata, avessi avuto il coraggio, tanto ero stanca. Ma magari questo era il primo pannolino della giornata, avete presente quante mila cose fa una donna in casa prima che arrivi sera , avendo una casa grande e due bambini piccoli.
Ecco perché ero disperata in questo periodo, senza forza, stanca da non sapermi spiegare, un piede sul quale non potevo contare e dolori ovunque.
Io che continuo a giustificarmi dicendo che non era da me , che ero forte. Ma mi ritrovavo a piangere disperata ed incompresa.
Ho avuto la grande fortuna di avere due bambini buonissimi,non capricciosi, si accontentavano della mamma che gli era stata assegnata dalle beffe del destino, una mamma che non riusciva nemmeno a prenderli in braccio da in piedi, perché saremmo crollati entrambi, una mamma che non li ha mai portati al parco a giocare od insegnato ad andare in bicicletta, era tutto troppo stancante per me.
Quindi sempre e solo, rigorosamente da seduta, me li coccolavo, leggevo per loro ore ed ore, guardavamo insieme seduti per terra i cartoni del pomeriggio.
Tentavo di lasciare loro un bel ricordo di una mamma affettuosa e solare , loro che colpa avevano, non potevo scaricare loro addosso tutto il mio dramma, anche se talvolta qualcosa trapelava. Il più possibile davanti a loro fingevo in modo benevolo.
Magari avevo pianto per i dolori tutta la notte ma la mattina, cercavo in qualche modo di tirarmi fuori dal letto e passando per il bagno a sciacquarmi la faccia, mi presentavo in cameretta, con il più bel sorriso che mi riusciva.
E cominciavamo così la nostra giornata
Danila
“Ora conosco il tuo nome“
intervista con Danila Piovano a RadioParkies
A tutte le persone che ogni giorno lottano,
anche se non sanno per o contro cosa
ma trovano comunque senso per andare avanti.