Dicono che nella vita può capitare di dover superare delle prove, ma che queste non sono mai superiori alle nostre risorse, ogni tanto ho pensato che qualcuno mi avesse sopravvalutata, quindi pur andando avanti con estrema dignità è stato molto difficile...
AMICIZIE VERE E TANTO ALTRO
La società odierna tende a medicalizzare qualunque cosa, deve mettere etichette, inquadrare, forse non è sbagliato ma guardate quanto cambia.
1 - io sono malata di parkinson giovanile genetico.
2 – io ho un problema di parkina che mi fa vivere in modalità on/off ossia ad intermittenza.
E’ la stessa cosa , ma è totalmente diverso .
1 vivi in pantofole ed in allerta
2 vivi sedendoti ogni tanto su una panchina.
Questa è la mia pura visione della vita ma mi aiuta molto a sorridere comunque alla vita, non perché sono una sprovveduta o non mi rendo conto di ciò che mi capita, ma perché ho scelto di vivere , non di farmi passare la vita addosso senza prendere al volo occasioni , amicizie, amori, gioie.
Il più delle volte le persone colpite da qualcosa sono loro stesse a ghettizzarsi, errore nel mondo c’è posto per tutti, ma a volte costa quel tantino di impegno in più che sembra non ne valga la pena. La vita vale sempre la pena viverla.
Non bastava il parkinson a rendermi la vita diversa, una mattina mi alzo e non vedevo più dall’occhio sinistro.
Vado a lavorare comunque , sperando sia una cosa momentanea, ma no verso mezzogiorno avevo dolori nell’occhio come stilettate, dico al mio collega vado un attimo in pronto soccorso a farmi vedere ci vediamo tra un po’.
Passò un mese prima che mi rivide trombosi alla vena centrale dell’occhio sinistro con solo più 4 diottrie appannate.
Mi ricoverano d’urgenza, non mi fanno neppure tornare a casa per prepararmi la borsa, anzi tre giorni a letto ferma con la regola che dovevo muovere la testa il meno possibile.
Al momento della sentenza ero sola, 38 anni, il medico con la cartella tra le mani si siede in fondo al mio letto e con fare contrito mi annuncia. “Si prepari a perdere la vista dall’occhio sinistro” Io che sono un’indomabile positiva e mi fido del mio istinto rispondo “non penso proprio” il medico mi ha guardata e mi ha risposto …..spero vivamente che abbia ragione lei.
Un anno e mezzo di cure ed esercizi alternativi e avevo di nuovo 10/10.
Non è stato facile , ma non è stato impossibile.
I bambini venivano a trovarmi in ospedale e non riuscivo più a staccarli, pur essendo in ottime mani , la mamma è sempre la mamma, poi tenevo sempre nel cassetto, le loro caramelle preferite e gli tenevo le marmellatine della colazione.
Avere amicizie importanti in questi frangenti è vitale.
Un’amica speciale, una sorella per me, pur avendo a casa bambini piccoli ha passato l’intera domenica con me, in un’angusta camera di ospedale, la stessa che mi veniva a prendere a casa , abitiamo in due paesi diversi , per portarmi al cinema, teatro e quant’altro. La medesima che era al mio fianco a Milano il giorno della diagnosi ,e in tutto ciò che mi invento, ma ne parleremo più avanti.
Ho amiche con la a maiuscola che non vedono più la mia disabilità, facciamo cose insieme, credetemi tante, strutturate a mia misura, hanno il potere di non farmi mai sentire di peso. E’ ovvio che io mi faccio in quattro per loro. Più altri che non potrei fare a meno per il contatto costante e reciproco.
L’amica vera non è quella che fa le cose al tuo posto, ma, è quella che ti permette di provarci fino in fondo e solo se chiedi aiuto porterà a termine l’impresa cominciata.
Più si sta sul divano e più ci indeboliamo più ci sforziamo a fare cose e soprattutto più rendiamo queste cose per noi come routine e più si semplificano.
Fare una cosa una tantum ci dobbiamo mettere un impegno enorme ...e se capita e se non mi sento e se sto male, se le gambe sono in pappa. Chi se ne frega, al massimo che può capitare non faccio quella cosa ma, per lo meno ci ho provato.
D’altro canto quando il gioco si fa duro , i duri cominciano a giocare.
Buon gioco a tutti.
Danila
“Ora conosco il tuo nome“
intervista con Danila Piovano a RadioParkies
A tutte le persone che ogni giorno lottano,
anche se non sanno per o contro cosa
ma trovano comunque senso per andare avanti.