IL NOSTRO CERVELLO COME IN UN BEL MEZZO DI UNA SELVA OSCURA
INCONTRO CON LA DR.SSA STEFANIA BROTINI
SABATO 22 GIUGNO 2024 ORE 14:30
MODERA L'INCONTRO IL DOTT. MATTIA VOLTA COORDINATORE COMITATO SCIENTIFICO A.I.G.P
PIATTAFORMA ZOOM AIGP
La malattia di Parkinson rappresenta la neurodegenerazione più comune tra i disturbi del movimento. Non se ne conoscono le cause: si sospettano quelle ambientali e si riscontra spesso una “familiarità”. Frequentemente si manifesta attorno ai 60 anni, ma non è una malattia degli anziani e colpisce sempre più spesso i giovani. Circa il 10 % sono persone con meno di 50 anni. Il più noto dei sintomi è il tremore, ma lo sono anche la lentezza dei movimenti, la rigidità muscolare, una certa inespressività del volto, la difficoltà nella scrittura. Alcuni sintomi come la riduzione dell’olfatto, i disturbi del sonno, la depressione e la stipsi (stanchezza) possono precedere di anni l’esordio dei disturbi motori. Ma è difficile metterli in relazione con il Parkinson.
Oggi "ci sono sostanziali evidenze sul ruolo della neuroinfiammazione nel meccanismo che porta alla morte delle cellule nervose a livello del sistema dopaminergico. Il meccanismo che ne sta alla base è determinato da un'aumentata vulnerabilità dei neuroni dopaminergici a vari insulti neurotossici, che possono determinare neuroinfiammazione. In questo contesto numerosi dati scientifici sottolineano il ruolo dei fenomeni neuroinfiammatori nella progressione incontrollata di patologie come il Parkinson" spiega Stefania Brotini, neurologa presso l'ospedale San Giuseppe di Empoli.
La ricerca scientifica
"La ricerca sulla malattia di Parkinson degli ultimi anni si è dedicata allo studio della patologia neuronale, ma anche di tutte le altre cellule non neuronali. Tra queste in particolare la microglia e gli astrociti, che rappresentano i protagonisti principali nel processo neuroinfiammatorio. Ciò che è emerso è che, al contrario di quanto credevamo in passato, il processo neuroinfiammatorio insorge prima della degenerazione delle sinapsi neuronali, il che significa che non è la conseguenza come credevamo in passato. Quindi la degenerazione del Parkinson è secondaria alla neuroinfiammazione cronica e non viceversa", spiega l'esperta. Questa scoperta ha portato allo studio di molecole lipidiche che possono svolgere un ruolo primario essenziale per combattere la neuroinfiammazione cronica. "Tra queste la Palmitoiletanolamideultramicronizzata (PEA-um), che riesce a contrastare i fenomeni lesivi a carico del sistema nervoso centrale. La PEA endogena contrasta l'insorgenza di fenomeni neuroinfiammatori attraverso il controllo inibitorio delle cellule non neuronali, quando queste risultano iperattive"
"La ricerca sulla malattia di Parkinson degli ultimi anni si è dedicata allo studio della patologia neuronale, ma anche di tutte le altre cellule non neuronali.
Tra queste in particolare la microglia e gli astrociti, che rappresentano i protagonisti principali nel processo neuroinfiammatorio.
Al contrario di quanto si pensava in passato, il processo neuroinfiammatorio inizia prima della degenerazione delle sinapsi neuronali, il che significa che non ne è la conseguenza.
La degenerazione del Parkinson è secondaria alla neuroinfiammazione cronica e non viceversa".
A parlarne Sabato 22 Giugno alle ore 14:30,la neurologa Dott.ssa Stefania Brotini,che dal 2017 insieme al suo team di ricercatori conduce studi sul processo neutoinfiammatorio del nostro cervello.
Modera l'incontro DR.MATTIA VOLTA COORDINATORE COMITATO SCIENTIFICO A.I.G.P
PER ISCRIVERTI
Compila tutto il modulo iscrizioni/informazioni in fondo alla pagina
Indicando NOME , COGNOME , email , numero telefono e preva visione informativa privacy