Monica si racconta

Io sono qui anzi quassù !!! Vi scrivo dalla regione più a Nord d'Italia

Sono le 6 del mattino ed il cielo è ancora più blu

Mi chiamo Monica, ho 44 anni e ho scoperto la malattia 3 anni fa. In realtà è stato un inizio molto burrascoso il mio perché sono andata letteralmente fuori di testa e mi hanno ricoverata in psichiatria pensando fossi diventata schizofrenica o bipolare. Volevano, persino, farmi una puntura a vita per ‘farmi star tranquilla’, ma, grazie a Dio, mia mamma si è impuntata e mi ha portato da un neuropsichiatra per avere una seconda opinione e lui si è accorto del tremore. E ha ripercorso la mia storia clinica facendomi fare un Datscan per escludere il Parkinson e, invece, mi ha telefonato con urgenza per dirmi che l’esame rivelava una patologia e, così, ho cominciato la cura. Non è stato facile accettare la diagnosi, ma soprattutto, non è facile accettare la vita di tutti i giorni perché si vive davvero ‘alla giornata’. Le giornate senza tremore si contano sulle dita e ci sono settimane intere in cui, davvero, non mi abbandona mai e arrivo alla sera stanchissima e, purtroppo, depressa. Il lockdown è stato un banco di prova pazzesco, purtroppo ho dovuto smettere di fare l’unica cosa che sembra aiutarmi: camminare. Si, perché ho imparato a fare 5 km di camminata veloce al giorno come minimo, la mattina presto, dalle 6 alle 7, perché anche dormire a lungo è un sogno e, allora, tanto vale alzarsi e uscire all’aria aperta, cuffie nelle orecchie e via. Certo, poi lo sconto al pomeriggio... dopo le 15.30 sono morta e devo sdraiarmi. In pratica, l’unica cosa da fare è prendere la vita con calma, ma calma vera, niente stress, nemmeno il minimo. Quello che non si fa oggi, si farà domani o dopodomani, senza prendersela. È una vita che devo ancora imparare a vivere, ma ho tutta la famiglia che mi aiuta e, questo, conta tantissimo. Piango spesso, purtroppo capita, ma pazienza, ‘domani è un altro giorno’, infondo, e non ho mai sentito vera questa frase tanto quanto da quando sono malata: ogni giorno è una scoperta, di un nuovo dolore spesso, ma di più di nuovi affetti, o di nuovi amici, come quelli del gruppo dei giovani Parkinsoniani, con tutte le loro iniziative che aiutano a non sentirsi soli. 

 

Un saluto e un abbraccio

 

Monica 

 

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